Continuiamo a lavorare in Parlamento per portare a termine il processo di stabilizzazione dei precari della ricerca, convinti di riuscire a dare condizioni di lavoro dignitose e il giusto riconoscimento a chi ha il merito di saper proiettare nel futuro il nostro Paese. Sono il primo firmatario, così, dell’emendamento alla legge di bilancio, tra i segnalati, destinato ai ricercatori precari rimasti fuori dal percorso di stabilizzazione avviato ai sensi della legge Madia.
Il mio emendamento, che andrà presto in discussione, stanzia 50 milioni di euro per l’assunzione di circa 700 precari negli enti pubblici di ricerca, ed è stato firmato anche da colleghi appartenenti alle altre forze politiche della maggioranza. Questo mi rende fiducioso sul riuscire, finalmente, a garantire condizioni lavorative stabili alle nostre menti migliori, per poter avere in cambio frutti preziosi a vantaggio dell’intero sistema Paese.
Siamo debitori nei confronti dei nostri ricercatori. Ma passo dopo passo stiamo invertendo la tendenza che negli ultimi decenni ha visto l’Italia investire sempre meno nella ricerca, a forte discapito dello sviluppo e dell’innovazione di questo Paese ma anche dei tanti ricercatori, costretti a lavorare nel limbo della precarietà o addirittura a fuggire all’estero. Pochi giorni fa il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha detto che la ricerca vincerà sulla pandemia, ma il Paese deve essere coerente, aiutando i ricercatori con più investimenti e più stabilizzazioni.
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