C’è un’emergenza concorsi manovrati, che purtroppo coinvolge le università di tutto il Paese, a cui è necessario porre rimedio il più presto possibile. Il movimento “Trasparenza e merito”, associazione composta da 650 docenti e ricercatori universitari, nato per combattere il baronato all’interno degli atenei, parla di tremila segnalazioni di abusi in tre anni con cinquemila sentenze dal 2014 ad oggi.
Deve essere prioritaria, quindi, la modifica del sistema di reclutamento dei docenti universitari, partendo dalla mia proposta di legge e quindi dall’aumento del numero dei posti, la valorizzazione del merito e soprattutto la trasparenza dei concorsi pubblici.
Secondo uno studio pubblicato di recente su Science and Public Policy, almeno tre ricercatori, fanno la valigia e lasciano l’Italia. Negli ultimi 12 anni, dal 2008 e fino al 2019, i cosiddetti “cervelli in fuga” sono stati 14mila. La causa principale di questa emorragia è proprio la mancata trasparenza nelle assunzioni. Il reclutamento, secondo questo studio, è infatti considerato meritocratico solo dal 57% dei ricercatori rimasti in Italia. Le cose cambiano considerevolmente con i ricercatori che lavorano all’estero, dove la fiducia nei sistemi di reclutamento di quelle nazioni sale all’80%.
Anche la Ministra dell’Università Cristina Messa si è espressa a favore di una proposta di questo tipo, per premiare il merito e favorire condizioni lavorative stabili, quindi è giunto il momento di velocizzare su questa riforma, supportando la nostra università e la ricerca, per poter avere in cambio frutti preziosi a vantaggio dell’intero sistema Paese e poter traghettare l’Italia verso il futuro.